Crimine di Stato: La diffamazione dei Templari by Barbara Frale

Crimine di Stato: La diffamazione dei Templari by Barbara Frale

autore:Barbara Frale [Frale, Barbara]
La lingua: ita
Format: epub, mobi, azw3
Tags: History, Europe, France, Medieval
ISBN: 9788809806658
Google: 51DnBAAAQBAJ
editore: Giunti
pubblicato: 2014-10-20T22:00:00+00:00


IV.3

PAROLE AMARE, E QUASI PROFETICHE

L’effetto sorpresa è sempre una mossa vincente, in ogni tipo di guerra; e il Nogaret, valente avvocato, lo sapeva bene.

A Parigi gli interrogatori del Gran Maestro e dei frati segregati nella casa capitana del Tempio erano cominciati subito, in obbedienza a quanto prescriveva l’ordinanza di arresto firmata dal re. Un informatore del sovrano di Aragona scrive questo, riguardo ai primi giorni subito seguenti la cattura:

Ancora dovete sapere, come mi ha riferito uno scudiero, che il Gran Maestro ha pronunciato parole molto grosse e sgradevoli contro il re di Francia. E anche dopo che i Templari furono presi, dicono che il re volle fare in modo che il Maestro fuggisse, e segretamente trattava per renderlo possibile, per ciò che il Maestro figurasse colpevole.

(Finke, Papsttum und Untergang, II, pp. 58-60)

Filippo il Bello si sarebbe dunque recato nella stanza del Tempio dove Jacques de Molay era detenuto in condizioni di arresti domiciliari, per conferire con lui; furono incontri burrascosi, durante i quali sarebbero volate parole enormi. Il Gran Maestro non si fece adescare dalle profferte reali, e mostrò un atteggiamento perfettamente in linea con quello che il papa aveva raccomandato ai Templari in servizio presso la Curia: una fuga ignominiosa avrebbe sottratto all’ordine ogni minima possibilità di sopravvivenza.

Jacques de Molay era convinto che la cattura sua e dei confratelli fosse in rapporto diretto con l’aggressione a Bonifacio VIII, un pontefice che aveva protetto e favorito molto i Templari, ampliando fra l’altro la presenza di magioni dell’ordine nella zona del Lazio meridionale, dove risiedeva di preferenza. Si attorniava di presenze templari per controllare meglio il territorio, che era denso di famiglie nobili ostili alla sua, in primo luogo i potenti avversari Colonna; al contempo, le precettorie dell’ordine che erano anche piccole caserme potevano fornirgli un contingente armato pronto a difenderlo, in caso di necessità.

Esisteva anche una certa simpatia reciproca, tra Jacques de Molay e Bonifacio VIII, qualcosa che trascendeva il rispetto per i ruoli rivestiti e aveva invece a che fare con il carattere personale; il che, evidentemente, contribuisce a spiegare l’antipatia reciproca fra il Gran Maestro e il re di Francia. Papa Caetani aveva fatto eclissare quel progetto di fondere insieme il Tempio e l’Ospedale tanto sgradito a Molay, e che periodicamente tornava a emergere; il Gran Maestro, dal canto suo, aveva donato al pontefice il feudo di Paliano non lungi da Anagni, a titolo di proprietà personale, e inoltre gli aveva concesso l’ingente somma di 12.000 fiorini d’oro per assoldare truppe quando Bonifacio VIII, nell’anno 1297, era stato attaccato dai Colonna, ribelli alla Santa Sede. In qualche modo, il re di Francia vedeva nei Templari il braccio armato della Chiesa di Roma, e questo non poteva che acutizzare la sua inimicizia contro di loro.

Durante quel colloquio avvenuto nella camera di Molay prigioniero, il capo del Tempio gli rinfacciò senza mezzi termini la propria convinzione; l’attacco al suo ordine e l’attentato di Anagni erano parte di un unico, destabilizzante piano diretto in realtà contro la Chiesa di Roma:

Il Gran



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